Chef mania, luci ed ombre del mestiere più richiesto
14 Dicembre 2018
Quello del cuoco è indiscutibilmente il mestiere del 2000. L’attrattiva e l’appeal derivati da un successo mediatico e giornalistico con pochi eguali, sono stati i fattori determinanti per ridisegnare completamente l’immagine e le aspettative da parte del pubblico che oggigiorno osserva, con tutto un altro piglio, una figura sicuramente creativa e affascinante ma che ha alle spalle anni di dura gavetta e tanto lavoro. In concomitanza all’evoluzione di un’immagine professionale che da cuoco diventa chef si muove l’imprenditoria, sempre più rivolta verso il mondo della ristorazione, creando un vero e proprio fenomeno di massa. Ma dietro a quella che apparentemente potrebbe sembrare un’oasi felice si nascondono molti tratti insidiosi che vanno a sottolineare come aprire un ristorante o diventare cuoco non sia un hobby e passatempo.
Ad oggi, difatti, resta numericamente più alto il numero di chi chiude rispetto a chi apre, così come rimangono in sospeso gli annunci di lavoro per le figure professionali all’interno di una cucina. A tal proposito è preoccupante e significativo il numero di giovani che fatica ad adeguarsi alle regole del mestiere e a quello spirito di sacrificio inevitabile per crescere e realizzarsi. C’è chi non vuole lavorare nei week end o nei festivi, chi inizialmente sbeffeggia i primi stipendi e chi non ha voglia di “sporcarsi le mani” e partire dai compiti più umili ma indispensabili per strutturare il proprio percorso professionale e allineare una brigata in cucina. Un mondo che oltre a tanta passione e cultura richiede fatica, sacrificio e grande dedizione ed ecco perché, chi ne viene inizialmente attratto pensando di potersi semplicemente divertire, finisce per chiudere la serranda nel giro di pochi anni.
Le difficoltà sono alte, come gli scogli da superare, partendo da una clientela attualmente più critica ed esigente che in mano ha i mezzi ma troppo spesso non le competenze per giudicare pubblicamente un locale, a vincoli burocratici e spese quotidiane tutt’altro che morbide. La professionalità, una delle terminologie più importanti ed identificative nel mondo della cucina, non s’improvvisa, non s’interpreta ma si ottiene studiando e lavorando a lungo termine. Poi c’è il discorso incentrato sulla qualità, sul tempo e l’onestà che il ristoratore dovrebbe dedicare nella ricerca e nella sinergia con fornitori attendibili e rassicuranti, dal vino all’alimentare ma che al contrario nella maggioranza dei casi, finisce per adeguarsi e standardizzarsi ad un livello medio basso che va ad allinearsi all’incremento del take away, appiattendo la proposta. Grazie al corso di cucina professionale cuoco di a Scuola di gusto, la scuola di cucina di Bologna, dal 4 marzo al 30 maggio potrete seguire un programma didattico pratico e completo che toccherà tutti gli aspetti del mondo della cucina, guidato dai migliori professionisti del settore. Le lezioni si svolgeranno nel laboratorio di via Cesare Gnudi 5, a Bologna, dotato di attrezzature moderne e professionali. 450 ore totali di cui 170 saranno in aula e in laboratorio, 280 di stage al termine del corso per toccare con mano il mondo del lavoro, dopo l’esame finale.